Cose che capitano

Oggi vi racconto più dettagliatamente una cosa accadutami tra sabato e domenica. Ne ho già parlato proprio domenica su fb, ma continuo a pensarci, quindi ho deciso di sfogarmi un po'.
In breve: ho deciso di trovarmi un lavoro. Una cosa estiva, part time... diciamo che qualche soldo in più non fa mai male. 
Scartando il posto come commessa di un sexy shop*, trovo uno stand dentro ad un centro commerciale. Prodotti per la ricostruzione di unghie, gel, fornetti, lampade uv, cose così. Non è proprio il mio campo, ed anzi odio con tutta me stessa la ricostruzione unghie, ma accetto: sono solo un paio di mesi, e cosa pretendo, di andare a fare il lavoro per il quale ho studiato? 
Le condizioni sono le seguenti: 50 euro a giornata, per una giornata lavorativa di dodici-dico-dodici ore. Anzi no, il proprietario, dotato di camicia sbottonata sul petto villoso ed una discreta alitosi, dice "dall'apertura del centro commerciale fino alla chiusura", che non sa bene quand'è, ma fino a quando non chiude io devo stare lì. I 50 euro sono lordi, quindi boh, quindi almeno è in regola e non in nero, ma alla fine quanto verrebbe? 40 euro per dodici ore circa? In piedi e senza pausa pranzo ovviamente. Se voglio andare in bagno, mi dice Petto Villoso, debbo chiedere alla mia "vicina di stand" di buttarci un occhio. Gli chiedo quanti giorni alla settimana sarebbero, e lui si irrita. Stabiliremo i giorni con le altre due ragazze con cui mi alternerò, ma piccolo dettaglio: una è infortunata, l'altra è ad una matrimonio, e Petto Villoso non sa quando ci saranno e potremmo vederci. Mia madre, a posteriori, sosterrà che non ci sono né matrimonio né infortunio ma che sono semplicemente scappate a gambe levate.

Accetto. Non i per i soldi, ovvio, ma perché almeno dopo non sarei al primo lavoro. Dopo, leggendo "con esperienza" negli annunci di lavoro, potrei dire di averla, quella esperienza.
Passo il sabato pomeriggio a farmi istruire su unghie, gel, ricostruzione, eccetera. E dovevate sentire come me ne parlava! Voli pindarici e poesia a non finire! "Sono unghie ricostruite", avrei voluto dirgli, ma ovviamente ho taciuto. Mi ha riempita di volantini sull'azienda e sui prodotti, tutta roba da studiare, preferibilmente per il giorno dopo quando sarei dovuta tornare per il primo giorno di "training" -uno di quattro, ovviamente non pagati. 

Domenica arrivo alle nove in punto, e scopro che ci sono altre due ragazze. Diciamo pure donne adulte, esperte di ricostruzione, corsi, eccetera. Ma sono nella mia stessa posizione.
Episodio divertente: vengo spedita a prendere il caffè per Petto Villoso e le due caciottare, e vengo addirittura sgridata quando manca lo zucchero. Che volevo dirgli che non metterci lo zucchero non potrebbe fargli che bene data la sua pancia ma, ancora una volta, sono stata zitta.
A mezzogiorno prendo coraggio e gli chiedo gentilmente se dopo questi quattro giorni a dodici ore al giorno e non pagata sarei stata presa, altrimenti avrei preferito impiegare il mio tempo cercandomi un altro posto.
Indovinate? Non sarei stata presa... ma lui si guardava bene dal dirmelo prima dei quattro giorni! Debbo tradurre? Il furbo voleva manodopera gratuita per quattro giorni, poi arrivederci e grazie e avanti la prossima e così via. 
Davvero, questo episodio mi ha lasciato addosso un'amarezza indescrivibile. Non starò a fare i soliti discorsi giovani/lavoro: c'è chi li ha già fatti, e con parole e scrittura nettamente migliori delle mie. Non pretendevo e non pretendo di uscire di casa e trovarmi un lavoro in un secondo, ben pagato, possibilmente di fianco allo studio del mio ragazzo così possiamo vederci tutti i giorni per pranzo. No, questo no: ero tuttavia disposta -e lo sono ancora, nel caso trovassi un altro lavoretto- ad impegnarmi e farmi anche della sana gavetta, magari anche mal pagata: tutto in nome della famosa "esperienza". Insomma, sfruttata sì... ma presa in giro no. 

Una mia cara amica, che già da anni lavora come promoter per una grossa azienda, mi ha detto che questo è normalissimo e che nessuna legge italiana lo vieta. Anzi, se vogliamo, potrei passare io dei guai se facessi il nome dell'azienda per la quale ho "lavorato" quel giorno e mezzo: diffamazione. Vi rendete conto? Ho comunque lavorato gratis un giorno e mezzo (ho riordinato, sono stata in cassa, ho risposto alle domande dei clienti, sono anche andata a prendere il caffè come vi dicevo), sono stata presa in giro, e se faccio il nome dell'azienda -cosa che farei perché vorrei vederla fallire miseramente, nonostante in questo periodo io per prima voglia sostenere le aziende italiane- passo dei guai IO.
Assurdo, semplicemente assurdo.
Ancora, scusatemi lo sfogo, ma continuavo a pensarci, e volevo condividere questa mia disavventura con voi!

*che non ho nulla in contrario, precisiamolo. Ho qualche dubbio sul lavorare con addosso gli articoli da abbigliamento venduti, dato il mio fisico non proprio snello; e magari il mio ragazzo non ne sarebbe stato proprio entusiasta, ecco.

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